Sul numero di oggi di Metro, edizione milanese, il quotidiano gratuito in distribuzione presso le fermate della metropolitana, ho letto una cosa che ha confermato ciò che penso da tempo: esistono delle differenze nei prezzi di vendita, soprattutto di prodotti tecnologici, che faccio fatica a giustificare.
Nella mia esperienza ho riscontrato come i prezzi italiani siano in media il 20% più alti rispetto agli altri paesi europei, e circa il 100% superiori rispetto agli Stati Uniti.
Si tratta ovviamente di una media e di una rilevazione non statistica ma personale, con la validità che quindi può avere. Comunque il dato che ha pubblicato la rivista Metro va a confermare con precisione quelle che erano mie sensazioni.
Metro ha confrontato il prezzo di vendita dell'iPod 80 Gb nel mondo. La variabilità dei prezzi è sconcertante, si passa dai 183€, prezzo più basso in assoluto, degli Stati Uniti, ai 666€ del Brasile. Siccome penso che tale prodotto, come tutti i prodotti elettronici, sia fabbricato nel far east, non riesco proprio a spiegarmi tale differenza.
L'Italia si colloca più o meno a metà del range, con 369€. Di per sé incomprensibile la differenza con gli USA, diventa, a mio parere, assolutamente inaccettabile quella con Francia (280€), Repubblica Ceca (300€), Danimarca (268€), Grecia (287€), Olanda (243€), Portogallo (280€) e Spagna (300 €).
Forse qualcuno che legge potrà spiegarmi le giustificazioni di tali differenze, che mi sfuggono totalmente. Non posso però fare a meno di pensare che l'unica differenza sia il margine dell'importatore. Come potremmo allora definire una politica di importazione che produce un margine superiore di ben 126€ (iva compresa) tra Italia e Olanda per ogni iPod venduto?
E' inutile spingere le famiglie a consumare di più se poi i portafogli degli italiani vengono depredati in questo modo, l'unica difesa che ha il consumatore sembra essere quella di acquistare tali prodotti via internet da venditori d'oltralpe.
Lieto di essere smentito.