martedì, giugno 13, 2006

Sì al referendum per il dialogo e la riforma

Quarantadue docenti universitari, tra costituzionalisti, giuristi, storici, filosofi, scienziati politici, economisti, hanno sottoscritto un appello promosso dalla Fondazione Magna Carta a favore della riforma della Costituzione e per il “Sì” al referendum confermativo del prossimo 25 e 26 giugno.

Appello:

Il referendum confermativo del 25 e 26 giugno sulla riforma costituzionale costituisce un’importante occasione per compiere una scelta di modernizzazione delle nostre istituzioni.

Il testo sottoposto a referendum:

  1. rafforza la figura del Primo ministro quale leader responsabile di una coalizione; rafforza i poteri del governo in Parlamento e i poteri del Primo ministro all’interno del governo e della maggioranza; egli può nominare e revocare i ministri, come è dappertutto fuorché in Italia, e può proporre al Capo dello Stato lo scioglimento anticipato, potere bilanciato da quello attribuito alla Camera di evitare lo scioglimento stesso mediante l’approvazione di una mozione nella quale la maggioranza espressa dalle elezioni indichi il nome di un nuovo Primo ministro;
  2. affida al Presidente della Repubblica un ruolo di garanzia, disciplinando l’esercizio dei poteri presidenziali di più immediata valenza politica (nomina del Primo ministro e scioglimento) in modo da ridurre il rischio di dannosi dualismi;
  3. supera finalmente, con una scelta coraggiosa, il bicameralismo indifferenziato (un’assurda anomalia italiana), limitando il rapporto fiduciario alla sola Camera dei deputati; si tratta di una scelta essenziale, sia per realizzare un assetto di tipo federale, che presuppone l’istituzione di una Camera federale come sede di raccordo tra Stato e Regioni, sia per evitare che un’eventuale divaricazione nella composizione politica delle due Camere pregiudichi la governabilità e lo stesso bipolarismo;
  4. riduce di un quinto il numero totale dei parlamentari;
  5. corregge in più punti le irragionevoli soluzioni introdotte nei rapporti Stato-Regioni dalla revisione costituzionale operata nel 2001 dal centrosinistra. Quella riforma ha minato gravemente la funzionalità del nostro sistema normativo e istituzionale e ha provocato un fortissimo contenzioso tra Stato e Regioni, ha diffuso incertezza tra i cittadini, le imprese, gli operatori economici. Il testo ora proposto al voto dei cittadini reintroduce il limite dell’interesse nazionale, riconduce allo Stato una serie di materie impropriamente inserite tra le materie di competenza regionale e, nonostante quel che sostengono parole d’ordine falsificanti, attribuisce in esclusiva alle Regioni competenze legislative (in tema di sanità, istruzione e polizia amministrativa) che esse già possiedono.

La riforma non “spezza l’unità del Paese” – anzi la ricrea – né impone la “dittatura del premier”. Essa introduce, invece, innovazioni che consolidano a livello costituzionale l’evoluzione reale della forma di governo, assicurando i necessari cambiamenti istituzionali per la definitiva trasformazione della nostra in una democrazia dell’alternanza, in sintonia con le grandi democrazie europee, ferma restando la intangibilità dei principi fondamentali della Costituzione vigente.
Se prevarrà il “No”, la spinta conservatrice pregiudicherà per molti anni a venire qualsiasi tentativo riformatore della Carta del 1948 che non è più adeguata ad affrontare le grandi sfide del nostro tempo.

Non ci nascondiamo il fatto che la riforma meriti di essere successivamente integrata con alcuni correttivi, che riguardano in particolare:

  • il complesso procedimento legislativo che appare farraginoso, e che rischia di determinare conflitti di competenza tra le due Camere paralizzando l’iter formativo della legge;
  • la forma di governo, ove alcune rigidità finiscono per attribuire poteri di veto e di ricatto a componenti minoritarie della maggioranza;
  • la composizione e il ruolo del Senato, non pienamente rappresentativo delle Regioni e dotato di poteri decisionali che pregiudicherebbero la funzione di indirizzo del Governo;
  • lo statuto dell’opposizione solo abbozzato e che va rafforzato.

Queste incongruenze e difetti riguardano però, in particolare, quelle parti della riforma che entrerebbero in vigore solo in un secondo momento: nel 2011 o nel 2016. E’ questa un’opportunità che consente di conciliare l’esigenza di emendare con urgenza il Titolo V con quella di apportare correzioni, da effettuarsi con metodo auspicabilmente bipartisan, alle parti della riforma che necessitano ancora di riconsiderazione.
Del resto, lo stesso Presidente della Repubblica, nel suo messaggio dopo il giuramento, ha affermato che dopo il voto “si dovrà comunque verificare la possibilità di nuove proposte di riforma capaci di raccogliere il necessario largo consenso in Parlamento”.

Per queste ragioni, i sottoscritti ritengono che il “Si” alla riforma costituisca oggi l’unica possibile scelta per rendere le nostre istituzioni adeguate alle mutate esigenze della società italiana e per giungere a una riforma condivisa e quindi alla legittimazione reciproca degli schieramenti politici.
E si appellano a quanti non hanno abbandonato la speranza che il nostro Paese possa rinnovare le sue istituzioni, perché votare “Sì” al referendum significa impedire che l’ennesima occasione vada perduta.

Firmatari:

Tarcisio AMATO, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università di Salerno

Paolo ARMAROLI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Genova

Pierluigi BARROTTA, associato di filosofia della scienza nell'Università di Pisa

Sergio BELARDINELLI, ordinario di sociologia nell'Università di Bologna - sede di Forlì

Giuseppe BUTTÀ, ordinario storia delle dottrine politiche nell'Università di Messina

Leonardo CANNAVÒ, ordinario di Metodologia e tecnica della ricerca sociale nell'Università La Sapienza di Roma

Eugenio CAPOZZI, associato di storia contemporanea nell'Università di Napoli

Francesco CAVALLA, ordinario di filosofia del diritto nell'Università di Pisa

Achille CHIAPPETTI, ordinario di diritto pubblico nell’Università La Sapienza di Roma

Claudio CHIOLA, ordinario di diritto pubblico nell’Università La Sapienza di Roma

Dino COFRANCESCO, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università di Genova

Mario COMBA, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Torino

Luigi COMPAGNA, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università Luiss-Guido Carli di Roma

Raimondo CUBEDDU, ordinario di filosofia politica nell'Università di Pisa

Roberto DE MATTEI, associato di storia moderna nell'Università di Cassino e Vice Presidente del CNR

Giuseppe de VERGOTTINI, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Bologna

Gianni DONNO, ordinario di storia contemporanea nell'Università di Lecce

Roberto FESTA, ordinario di filosofia della scienza nell'Università di Padova

Tommaso Edoardo FROSINI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Sassari

Carlo FUSARO, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Firenze

Sandro GHERRO, ordinario di Diritto Ecclesiastico nell'Università di Padova

Fabio GRASSI ORSINI, ordinario di storia contemporanea nell'Università di Siena

Maurizio GRIFFO, associato di storia delle dottrine politiche nell'Università di Napoli

Guido GUIDI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Urbino

Leonardo LA PUMA, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università di Lecce

Giorgio LOMBARDI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Torino

Vittorio MATHIEU, Accademia dei Lincei

Manlio MAZZIOTTI di CELSO, emerito di diritto costituzionale nell’Università La Sapienza di Roma

Luigi MELICA, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Lecce

Luca MEZZETTI, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Bologna

Luciano MONTI, docente di politica regionale europea alla Luiss Guido-Carli di Roma

Ida NICOTRA, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Catania

Giovanni ORSINA, associato di storia contemporanea nell'Università Luiss-Guido Carli di Roma

Giuseppe PENNISI, ordinario di economia Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Roma

Francesco PERFETTI, ordinario di storia contemporanea nell'Università Luiss Guido-Carli di Roma

Roberto PERTICI, ordinario di storia contemporanea nell'Università di Bergamo

Angelo Maria PETRONI, ordinario di filosofia della scienza nell'Università di Bologna e Direttore della Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione

Giorgio PICCI, ordinario di ingegneria dell'informazione nell'Università di Padova

Giovanni PITRUZZELLA, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Palermo

Paolo PITTARO, associato di diritto penale nell'Università di Trieste

Domenico SACCO, associato di storia contemporanea nell'Università di Lecce

Giulio Maria SALERNO, ordinario di diritto pubblico nell’Università di Macerata

Giorgio SPANGHER, ordinario di procedura penale nell’Università La Sapienza di Roma e componente del CSM

Mario TRAPANI, ordinario di diritto penale nell’Università di Roma Tre

Sofia VENTURA, associato di scienza politica nell'Università di Bologna - sede di Forlì

Nicolò ZANON, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Milano

Vincenzo ZENO-ZENCOVICH, ordinario di diritto comparato nell'Università di Roma Tre


0 commenti: