Sì al referendum per il dialogo e la riforma
Quarantadue docenti universitari, tra costituzionalisti, giuristi, storici, filosofi, scienziati politici, economisti, hanno sottoscritto un appello promosso dalla Fondazione Magna Carta a favore della riforma della Costituzione e per il “Sì” al referendum confermativo del prossimo 25 e 26 giugno.
Il referendum confermativo del 25 e 26 giugno sulla riforma costituzionale costituisce un’importante occasione per compiere una scelta di modernizzazione delle nostre istituzioni.
Il testo sottoposto a referendum:
- rafforza la figura del Primo ministro quale leader responsabile di una coalizione; rafforza i poteri del governo in Parlamento e i poteri del Primo ministro all’interno del governo e della maggioranza; egli può nominare e revocare i ministri, come è dappertutto fuorché in Italia, e può proporre al Capo dello Stato lo scioglimento anticipato, potere bilanciato da quello attribuito alla Camera di evitare lo scioglimento stesso mediante l’approvazione di una mozione nella quale la maggioranza espressa dalle elezioni indichi il nome di un nuovo Primo ministro;
- affida al Presidente della Repubblica un ruolo di garanzia, disciplinando l’esercizio dei poteri presidenziali di più immediata valenza politica (nomina del Primo ministro e scioglimento) in modo da ridurre il rischio di dannosi dualismi;
- supera finalmente, con una scelta coraggiosa, il bicameralismo indifferenziato (un’assurda anomalia italiana), limitando il rapporto fiduciario alla sola Camera dei deputati; si tratta di una scelta essenziale, sia per realizzare un assetto di tipo federale, che presuppone l’istituzione di una Camera federale come sede di raccordo tra Stato e Regioni, sia per evitare che un’eventuale divaricazione nella composizione politica delle due Camere pregiudichi la governabilità e lo stesso bipolarismo;
- riduce di un quinto il numero totale dei parlamentari;
- corregge in più punti le irragionevoli soluzioni introdotte nei rapporti Stato-Regioni dalla revisione costituzionale operata nel 2001 dal centrosinistra. Quella riforma ha minato gravemente la funzionalità del nostro sistema normativo e istituzionale e ha provocato un fortissimo contenzioso tra Stato e Regioni, ha diffuso incertezza tra i cittadini, le imprese, gli operatori economici. Il testo ora proposto al voto dei cittadini reintroduce il limite dell’interesse nazionale, riconduce allo Stato una serie di materie impropriamente inserite tra le materie di competenza regionale e, nonostante quel che sostengono parole d’ordine falsificanti, attribuisce in esclusiva alle Regioni competenze legislative (in tema di sanità, istruzione e polizia amministrativa) che esse già possiedono.
La riforma non “spezza l’unità del Paese” – anzi la ricrea – né impone la “dittatura del premier”. Essa introduce, invece, innovazioni che consolidano a livello costituzionale l’evoluzione reale della forma di governo, assicurando i necessari cambiamenti istituzionali per la definitiva trasformazione della nostra in una democrazia dell’alternanza, in sintonia con le grandi democrazie europee, ferma restando la intangibilità dei principi fondamentali della Costituzione vigente.
Se prevarrà il “No”, la spinta conservatrice pregiudicherà per molti anni a venire qualsiasi tentativo riformatore della Carta del 1948 che non è più adeguata ad affrontare le grandi sfide del nostro tempo.
Non ci nascondiamo il fatto che la riforma meriti di essere successivamente integrata con alcuni correttivi, che riguardano in particolare:
- il complesso procedimento legislativo che appare farraginoso, e che rischia di determinare conflitti di competenza tra le due Camere paralizzando l’iter formativo della legge;
- la forma di governo, ove alcune rigidità finiscono per attribuire poteri di veto e di ricatto a componenti minoritarie della maggioranza;
- la composizione e il ruolo del Senato, non pienamente rappresentativo delle Regioni e dotato di poteri decisionali che pregiudicherebbero la funzione di indirizzo del Governo;
- lo statuto dell’opposizione solo abbozzato e che va rafforzato.
Queste incongruenze e difetti riguardano però, in particolare, quelle parti della riforma che entrerebbero in vigore solo in un secondo momento: nel 2011 o nel 2016. E’ questa un’opportunità che consente di conciliare l’esigenza di emendare con urgenza il Titolo V con quella di apportare correzioni, da effettuarsi con metodo auspicabilmente bipartisan, alle parti della riforma che necessitano ancora di riconsiderazione.
Del resto, lo stesso Presidente della Repubblica, nel suo messaggio dopo il giuramento, ha affermato che dopo il voto “si dovrà comunque verificare la possibilità di nuove proposte di riforma capaci di raccogliere il necessario largo consenso in Parlamento”.
Per queste ragioni, i sottoscritti ritengono che il “Si” alla riforma costituisca oggi l’unica possibile scelta per rendere le nostre istituzioni adeguate alle mutate esigenze della società italiana e per giungere a una riforma condivisa e quindi alla legittimazione reciproca degli schieramenti politici.
E si appellano a quanti non hanno abbandonato la speranza che il nostro Paese possa rinnovare le sue istituzioni, perché votare “Sì” al referendum significa impedire che l’ennesima occasione vada perduta.
Tarcisio AMATO, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università di Salerno
Paolo ARMAROLI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Genova
Pierluigi BARROTTA, associato di filosofia della scienza nell'Università di Pisa
Sergio BELARDINELLI, ordinario di sociologia nell'Università di Bologna - sede di Forlì
Giuseppe BUTTÀ, ordinario storia delle dottrine politiche nell'Università di Messina
Leonardo CANNAVÒ, ordinario di Metodologia e tecnica della ricerca sociale nell'Università La Sapienza di Roma
Eugenio CAPOZZI, associato di storia contemporanea nell'Università di Napoli
Francesco CAVALLA, ordinario di filosofia del diritto nell'Università di Pisa
Achille CHIAPPETTI, ordinario di diritto pubblico nell’Università La Sapienza di Roma
Claudio CHIOLA, ordinario di diritto pubblico nell’Università La Sapienza di Roma
Dino COFRANCESCO, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università di Genova
Mario COMBA, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Torino
Luigi COMPAGNA, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università Luiss-Guido Carli di Roma
Raimondo CUBEDDU, ordinario di filosofia politica nell'Università di Pisa
Roberto DE MATTEI, associato di storia moderna nell'Università di Cassino e Vice Presidente del CNR
Giuseppe de VERGOTTINI, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Bologna
Gianni DONNO, ordinario di storia contemporanea nell'Università di Lecce
Roberto FESTA, ordinario di filosofia della scienza nell'Università di Padova
Tommaso Edoardo FROSINI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Sassari
Carlo FUSARO, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Firenze
Sandro GHERRO, ordinario di Diritto Ecclesiastico nell'Università di Padova
Fabio GRASSI ORSINI, ordinario di storia contemporanea nell'Università di Siena
Maurizio GRIFFO, associato di storia delle dottrine politiche nell'Università di Napoli
Guido GUIDI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Urbino
Leonardo LA PUMA, ordinario di storia delle dottrine politiche nell'Università di Lecce
Giorgio LOMBARDI, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Torino
Vittorio MATHIEU, Accademia dei Lincei
Manlio MAZZIOTTI di CELSO, emerito di diritto costituzionale nell’Università La Sapienza di Roma
Luigi MELICA, ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università di Lecce
Luca MEZZETTI, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Bologna
Luciano MONTI, docente di politica regionale europea alla Luiss Guido-Carli di Roma
Ida NICOTRA, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Catania
Giovanni ORSINA, associato di storia contemporanea nell'Università Luiss-Guido Carli di Roma
Giuseppe PENNISI, ordinario di economia Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Roma
Francesco PERFETTI, ordinario di storia contemporanea nell'Università Luiss Guido-Carli di Roma
Roberto PERTICI, ordinario di storia contemporanea nell'Università di Bergamo
Angelo Maria PETRONI, ordinario di filosofia della scienza nell'Università di Bologna e Direttore della Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione
Giorgio PICCI, ordinario di ingegneria dell'informazione nell'Università di Padova
Giovanni PITRUZZELLA, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Palermo
Paolo PITTARO, associato di diritto penale nell'Università di Trieste
Domenico SACCO, associato di storia contemporanea nell'Università di Lecce
Giulio Maria SALERNO, ordinario di diritto pubblico nell’Università di Macerata
Giorgio SPANGHER, ordinario di procedura penale nell’Università La Sapienza di Roma e componente del CSM
Mario TRAPANI, ordinario di diritto penale nell’Università di Roma Tre
Sofia VENTURA, associato di scienza politica nell'Università di Bologna - sede di Forlì
Nicolò ZANON, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Milano
Vincenzo ZENO-ZENCOVICH, ordinario di diritto comparato nell'Università di Roma Tre
0 commenti:
Posta un commento